A Taste 2025, attraverso una selezione di etichette, parleremo di viticoltura eroica, un modo per celebrare la tradizione italiana e la storia di territori “difficili”, ma proprio per questo affascinanti e capaci di regalare grandi soddisfazioni.
A guidarci sarà Alvaro De Anna, fondatore del progetto Vini da Terre Estreme, che qui spiega che cosa è la “viticoltura eroica”, riconosciuta anche dal Testo Unico del Vino del 2020, perché è così appassionante e in che modo climi atipici, vitigni dimenticati e metodi di vinificazione differenti possano essere molto allettanti sul mercato.
De Anna, che cosa si intende per vini eroici?
«L'Italia, questo bellissimo Paese, ha inizio dalle cime innevate delle Alpi e si distende nel Mediterraneo tra coste frastagliate e lidi sabbiosi, costellando il Mare Nostrum di isole di varia grandezza. Su questo scenario di tale complessità la storia ha proiettato un'alternanza secolare di popoli, da ciò deriva la straordinaria molteplicità delle micro culture che ci caratterizza. Le innumerevoli tradizioni locali, le infinite sfaccettature del territorio si riflettono anche nella preziosa varietà del nostro patrimonio enologico: i frutti migliori sembrano, paradossalmente, a volte nascere da territori solo in apparenza improvvidi o estremi. In questi territori estremi, su pendii scoscesi, sabbie bollenti, tra rocce vulcaniche e nevi, dove la coltivazione della vite e una lotta serrata con la natura dove vendemmiare è fatica e sudore ma anche soddisfazione, tanta, nascono vini cosiddetti eroici».
Come è nato il suo interesse per queste realtà? In che cosa consiste il suo impegno?
«Tutto è iniziato nel 2015. Mi occupavo già da tempo della promozione, all'estero e in Italia, per importanti Consorzi di tutela e per alcune Regioni italiane. Tra manifestazioni fieristiche ed eventi mirati, ho potuto conoscere e degustare vini di vari territori, prodotti da piccoli viticoltori con amore e dedizione assoluta. Tutte realtà nelle quali l'uomo ha dovuto, talvolta per secoli, combattere per strappare alla natura pochi ettari di terra coltivabile, ottenendo in cambio il pregio dell'unicità. Jean Cocteau scriveva: "Il limite estremo della saggezza è ciò che la gente chiama pazzia". Chissà quante volte, giornalmente, questi eroici produttori si confrontano con la propria saggezza e con la propria pazzia. Essi esprimono il legame inseparabile e indissociabile con il proprio territorio, hanno a cuore la storia, le tradizioni e la cultura dei vini che interpretano.
La natura e la fatica sono le loro compagne di percorso e l'esclusività dei loro prodotti la gioia di continuare a regalarceli. Non ho potuto non innamorarmi di queste realtà, occupandomi della loro promozione, creando eventi a tema, workshop, masterclass, incontri con operatori professionali e importatori all'estero».
Che posto e quale potenzialità hanno questi vini in un mercato complesso e globale come quello enologico?
«In questi ultimi anni, dominati da una proposta ampia e internazionale, essere "unici", crearsi un proprio posizionamento ripaga. I viticoltori eroici, mediamente piccoli produttori, allevano vitigni spesso recuperati da vigne centenarie e il loro prodotto viene consumato quasi sempre nel territorio di produzione. In questo contesto, da soli non riuscirebbero a proporsi in un mercato globale. Ma il mercato, soprattutto estero, sempre di più è alla ricerca di novità ed esclusività. Sono vini di nicchia, riservati a quanti sanno riconoscere i sapori autentici della natura, con un loro preciso posizionamento. Paradossalmente i viticoltori eroici si trovano in territori molto noti turisticamente: Valle D'Aosta, Valtellina, Langhe, Cinque Terre, Colli Apuani, Dolomiti, Colline del Prosecco, Costa Viola, Etna, Sardegna, le piccole isole del Giglio, Elba, Pantelleria, solo per citarne alcune. Bisogna parlarne, farli conoscere, accompagnandoli commercialmente nei vari mercati attraverso eventi a tema per promuoverli non solo al mondo professionale, ma anche al pubblico degli appassionati».